n. 19/2014
Nuove prospettive per la cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea

“2015”, anno di frontiera. Punto di arrivo degli impegni, delle politiche, delle realizzazioni e relative verifiche poste in essere dal vario articolarsi della comunità internazionale, per rispettare e conseguire gli ambiziosi Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM). Punto di partenza per considerare nuove prospettive di ancor più ampio respiro, che dello sradicamento della povertà e della promozione di una partnership globale per lo sviluppo, sul fondamento del Paradigma dei Diritti Umani, sappia fare finalmente un fatto compiuto della e nella storia del nostro tempo.
Crescente e sempre più partecipata è oggi la ricerca per definire, corresponsabilmente, “Il futuro che vogliamo per tutti”, come icasticamente suggerisce l’ONU. L’UE cerca di non mancare all’appuntamento. Il Parlamento Europeo, a conclusione di un lungo percorso iniziato nel 2011 – su proposta della Confederazione Europea delle ONG di Emergenza (CONCORD) e del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) – ha assunto il 2015 come Anno Europeo per lo Sviluppo, con oggetto “Dignità per tutti”; il primo, dal 1983, dedicato ad un tema con impatto così importante al di fuori dei confini dell’Unione. Soprattutto, l’UE si è impegnata concretamente per informare i cittadini europei sulle sue esperienze di cooperazione, promuovendone l’interesse, la partecipazione diretta, il pensiero critico.
In effetti, è attuale il paradosso. L’UE è il maggior donatore a livello mondiale, fornendo oltre la metà di tutti gli aiuti concessi su scala globale. La cooperazione allo sviluppo è inoltre uno dei capisaldi della strategia “Europa 2020” che prevede l’impegno dell’UE nei settori della cooperazione internazionale, dello sviluppo sostenibile, della lotta ai cambiamenti climatici e della sicurezza alimentare. Nonostante ciò, un sondaggio di Eurobarometro evidenzia lo scarso grado d’informazione dei cittadini europei in merito alla destinazione e al valore aggiunto degli aiuti erogati dall’Unione: Il 53% degli intervistati afferma di non conoscere la destinazione degli aiuti; il 44% dichiara di non sapere dove vadano a finire gli aiuti bilaterali del proprio Paese.
Traguardare oltre il 2015 è la sfida del momento: “mantenere gli impegni”, prima ancora che le promesse, portando a buon fine quanto ancora risulta incompiuto; “andare oltre l’aiuto” con politiche valorizzanti la capacità propria e diretta dei singoli Paesi di conseguire uno sviluppo inclusivo e sostenibile; “andare oltre gli OSM”, implementando il focus delle politiche sociali per conseguire obiettivi di maggiore inclusione e sostenibilità.
Con i contributi del presente fascicolo intendiamo documentare in parte, ma significativamente, come l’Unione europea sia orientata a cogliere l’obiettivo di un’agenda dello sviluppo integrale, che combini crescita economica, sviluppo sociale e sostenibilità ambientale.

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Data ultimo aggiornamento: 14 novembre 2019